I Dinè\Navajo

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  1. Lupo82
     
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    3. LA RELIGIONE DEI DINÈ\NAVAJO: l’etica dall’ordine dinamico

    Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non é chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro. Il guerriero per noi é chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.
    E’ suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità.

    Toro Seduto


    I Navajo (o Dinè, “il popolo” come si definiscono) oggi vivono nell’area dei Four Corners negli Stati Uniti sud-occidentali e costituiscono la popolazione nativa americana più consistente, sia per popolazione che per territorio.
    A differenza di altre tribù, la tradizione individualistica navajo li ha portati a celebrare cerimonie in occasione delle malattie di un individuo e non per il benessere della comunità, e con l’ausilio di un esperto di cerimonie, il cantore, che non appartiene ad alcun corpo sacerdotale organizzato. I cerimoniali hanno lo scopo di ricreare e ripristinare un ordine dinamico, che non è mai una condizione statica, permanente. Il Vento Sacro, che rappresenta la visione navajo del mondo, è un concetto che aiuta a capire l’importanza data da questo popolo al movimento, al dinamismo, alla trasformazione, al flusso[10]. Vento Sacro, l’energia vitale che anima l’universo, è presente e accomuna tutte le forme di vita, ma, a differenza del concetto occidentale di anima, non ha individualità in ogni essere umano. È piuttosto un’unica entità della quale partecipano tutti gli esseri viventi[11] e tale comunanza infonde nei Dinè un profondo rispetto e responsabilità verso tutte le specie e tutti gli esseri.
    Dal movimento deriva la consapevolezza che nessuno stato dell’essere è permanente e fisso, per cui gli esseri umani hanno il compito di rinnovare ogni giorno il giusto equilibrio con canti, preghiere e comportamenti che pongano l’uomo nella giusta relazione con tutti gli aspetti della natura. Il tema della giusta relazione è fondamentale per tutta la letteratura navajo, compresa quella sacra.
    Le Sacre Persone (diyin dine’è) rappresentano ciò che noi chiameremmo gli aspetti spirituali degli elementi del mondo. Sacre Persone sono Donna Mutevole (personificazione del potere di rinnovamento della terra), Sole, Terra, Luna, Cielo, Vento, Primo Uomo, Prima Donna e gli intermediari tra il regno sacro e quello secolare. Nel pensiero Navajo, però, ordine naturale e ordine soprannaturale non sono distinti come nella cultura europea, per cui le Sacre Persone fanno parte a tutti gli effetti della realtà, ma con attributi e potenzialità maggiori o comunque diversi rispetto agli uomini[12]. Ogni animale, montagna, Sacra Persona e cerimonia ha la propria storia di creazione mistica, i suoi poteri spirituali e il suo scopo in relazione ai Dinè.
    La mitologia navajo racconta come ai tempi della Creazione le Sacre Persone pensarono il mondo e, pregando, lo resero reale. Il pensiero condusse alla parola, sua forma esteriore, la quale a sua volta portò all’azione, che creò la realtà fisica. Seguendo questa logica, che conferisce potere creativo al pensiero, il Navajo attribuisce grande importanza alla riflessione.
    Il confine tra esseri umani e diyin dine’è è fluido, in quanto l’individuo può raggiungere la santità attraverso la conoscenza, come raccontano le “Vie Cantate” a tema mitologico. Tali Vie raccontano le storie di eroi che per ottenere l’aiuto delle Sacre Persone devono innanzitutto porsi nella giusta relazione per venire a conoscenza di come ottenere ed usare il jish (l’involto di medicina). Tale conoscenza costituisce il potere di controllare le circostanze avverse e costringere le Sacre Persone a prestare il loro aiuto per curare i malati. La conoscenza è dunque alla portata di chi la volesse acquisire e, attraverso queste persone, di tutti gli uomini.
    Il sentiero che conduce gli uomini alle condizioni ideali delle diyin dine’è (Sacre Persone) è però molto difficile da seguire ed essi compiono spesso violazioni nei riguardi delle Sacre Persone senza rendersene conto. Disgrazie e malattie sono la diretta conseguenza delle trasgressioni degli uomini, che raccolgono i frutti dei loro pensieri, e quindi delle loro azioni, in benessere o sfortuna. Quando la causa della malattia è stata identificata (una errata relazione con i diyin dine’è, o con gli animali, gli spiriti, le streghe o gli estranei) il paziente e la sua famiglia incaricano un cantore specializzato[13] di ristabilire le condizioni armoniose e i giusti rapporti attraverso una cerimonia, una Via Cantata.
    In conclusione pare opportuno riportare il mito navajo sull’avvento della morte nel mondo, racconto capace di far intuire meglio di mille parole l’importanza centrale della concezione dell’esistenza quale equilibrio in una situazione intrinsecamente dinamica. Come si può notare, infatti, il rapporto tra vita e morte, o meglio tra Quarto e Quinto Mondo, non è mai definitivo, né permanente. La pace, la stabilità sono invece la risultante di un continuo afflusso di forze da un contenitore ad un altro, dove i contenitori racchiudono Mondi in costante contatto e dialogo tra loro. Data questa concezione fluida del rapporto tra esistenza terrena e ultra-terrena, sarà più facile comprendere i movimenti religiosi profetici nativi americani, che descrivono un futuro nel quale i cari defunti ritorneranno per popolare, assieme ai vivi, le terre che un tempo erano delle tribù, prima dell’arrivo dei bianchi.
    “II sole non si muoveva più. Gli uomini avevano intuito che dovevano rappacificarsi con lui con il dono di uno di loro, affinché si muovesse di nuovo. La donna di un capo si offrì dunque in dono e, appena lasciò la sua vita, il suo corpo si indurì e sparì, mentre il sole riprendeva a muoversi in cielo. E questo fu il primo segno che ogni giorno, in qualche posto, qualcuno doveva morire per far muovere il sole.
    La gente fu spaventata da questa scoperta, fino al giorno in cui un saggio giunse al Luogo dell'Emersione e guardò giù. Laggiù vide la donna morta che, seduta alla riva di un fiume nel Quarto Mondo, tranquilla, si pettinava i capelli. Ella gli gridò a gran voce che tutti gli uomini del Quinto Mondo dopo la loro morte sarebbero tornati nel Quarto Mondo. Poco dopo il saggio si ammalò e una notte la luna stette quieta e ferma in cielo. Solo quando il saggio morì, essa riprese il suo viaggio notturno. Coyote, che era pratico di queste cose, interpretò alla gente questo segno e disse: «Ogni giorno, alla luce del giorno, deve morire un Dinè, ma inoltre ogni notte deve lasciare la sua vita un altro uomo, sebbene non sia necessario che sia incondizionatamente un Dinè».
    Da allora si crede che la morte raggiunga chi ha guardato il viso di un defunto. Per questo i Dinè cercano di sottrarsi allo sguardo di un morto e ne coprono rapidamente il viso prima di seppellirlo. Nessuno inoltre osò più cercare il luogo dell'Emersione sul quale si era affacciato il saggio.”[14]

    Fonte: http://www.bibliomanie.it/religione_culto_...la.htm#_ednref1
     
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0 replies since 16/9/2012, 18:55   97 views
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